Pianista e direttore d'orchestra Stefano Miceli, avvicinato alla musica a cinque anni, si svela in un piacevole colloquio da cui percepire le virtù, le fatiche e le tortuose strade della carriera di giovani direttori d'orchestra e pianisti.
Un giovane artista in carriera per rivendicare gli stanchi stagisti over 30 alla ricerca del palcoscenico ?
Non direi. Studiare e approfondire continuamente le proprie conoscenze è necessario sempre a migliorare ciò che si fa; sarebbe un disastro fermarsi e credere di "essere arrivati"!Un giovane artista italiano in giro per il mondo non è poi così comune!Ve ne sono diversi, anche bravi, ma sono tanti i giovani che studiano e si avventurano in questo bellissimo mestiere; tutto sta a farsi apprezzare sul campo, comunicare con le orchestre nel modo giusto e non avere fretta, perchè capita sempre che qualcuno inaspettatamente sia lì a notarti. E prima ancora è importante scegliere ottimi maestri!
"Comunicare con le orchestre nel modo giusto..." cosa intende?
Un'orchestra percepisce subito le tue difficoltà, le tue certezze e incertezze. Suonare un concerto per pianoforte e orchestra, o dirigere non è solo frutto di studio e di memorizzazione della partitura, ma soprattutto arrivare al punto di aver maturato un'idea tua da proporre, senza mai togliere all'orchestra, ma aggiungere quei particolari che caratterizzano la tua presenza. E poi, saper ascoltare è fondamentale. Lo studio spesso inganna giovani e bravi pianisti e direttori che una volta sul palco non ritrovano le certezze accumulate, per il solo fatto che non ascoltano l'orchestra; pensano solo a ciò che dovrebbe essere quella frase musicale, senza plasmare ciò che avviene realmente. Ma il feeling nasce anche dall'esperienza!
Pianista e direttore d'orchestra, due "frack" da indossare?
Direi di no! Ciò che conta in un artista è la propria identità musicale.
Prima di tutto credo di essere un musicista. Non è molto comune gestirsi su due "postazioni" diverse sul palcoscenico, ma dirigere o suonare non è molto diverso, se si pensa alla partitura e a se stessi; cambia certamente il ruolo, ma si fa la stessa musica in modo diverso. Cambiano le tecniche e le risorse; il pianoforte richiede una attenzione maggiore ai piccoli movimenti pensati e sentiti, e bisogna conoscerlo veramente bene per capirne le risorse rispetto ad un'idea di fraseggio; un direttore d'orchestra deve suonare con un altro strumento, ossia con l'orchestra, che richiede altre tecniche e l'esigenza dicapirne le sue risorse e qualità. Ma devo dire che l'uno fa bene all'altro. Avere un approccio sinfonico ad una sonata di Beethoven, persando alla sua orchestra, allarga le vedute pianistiche per avvicinarsi alle intenzioni dell'autore; pensare alla lirica in molte pagine lisztiane che spesso sono largamente fraintese da virtuosismi poco significativi aiuta a suonare bene Liszt e al contempo pretendere da direttore la disciplina che il pianoforte richiede, trattiene alcune iniziative sul podio, ove si può rischiare di dimenticare per un momento che l'orchestra suona pur sempre delle note.
America, Australia, Europa e a dicembre in Israele per un importante debutto a Gerusalemme; quanto un giovane impara dalla carriera ?
Tutto cio che non impara a casa. Dirigere eccellenti orchestre o esserne solisti significa anche continuare a collocare le proprie idee in contesti diversi. Il suono di un'orchestra salisburghese non è quello di un'orchestra sudamericana o australiana o newyorkese, o italiana. E' sempre un piacere e un privilegio confrontarmi con grandi orchestre su tanti palcoscenici; molto spesso però la grandezza di talune orchestre consiste nell'umiltà di continuare il loro rapporto con la musica attraverso il direttore o il solista ospite, giovane o grande che sia.
L'italia è la patria dell'opera e dei grandi festival , ma ha ancora qualcosa da imparare da realtà estere?
Molto! In Italia possediamo un enorme patrimonio, a partire dall'opera, come i gioielli di Spoleto, ROF e molti altri, ma si puo e si deve fare molto di più. La differenza sostanziale che noto con l'estero è che, dall'Australia all'America, un festival o un teatro è un'attività che coinvolge tutte le attenzioni della città e del territorio in cui opera. Si vive e si lavora in fuzione della presenza teatrale della propria città. Per gran parte dell'anno moltissime città all'estero vivono di una stagione operistica o sinfonica o del festival cameristico. Diventa lo stile di vita sociale e culturale di un paese. In tal modo il pubblico è più attento e curioso, e soprattutto più critico, più ricco e soddisfatto. E' ciò avviene anche in qualche angolo dell'Italia, ma solo grazie al turismo culturale.
Dove sono gli italiani curiosi in platea? All'estero le orchestre sono il biglietto da visita delle città in cui risiedono. In Italia vi è molta più confusione e dubito che ci sia una sola città caratterizzata prima di tutto dalla sua orchestra o dal suo teatro.
Qulacuno lo crede, ma provate a chiederlo all'estero!
Eppure l' Italia è piena di conservatori. Dove sono i talenti ?
A mio parere, lo dico soprattutto da pianista, si sono perduti alcuni obiettivi importanti in conservatorio oggi. Mi ritengo fortunato per aver svolto un percorso di "vecchio ordinamento", perchè, purtroppo, la gran parte degli allievi , per età e per consapevolezza, matura i propri obiettivi soltanto in funzione dell'offerta formativa che il proprio conservatorio riserva; questa impostazione infinitamente settoriale nella formazione non giova alla carriera. Come si può pensare ad un pianista che svolge gli studi per diventare pianista da camera, senza mai aver fatto dei concerti da solista, o laurearsi con il repertorio solistico in ramo concertistico, senza mai aver fatto la dovuta esperienza di musica da camera in concerto? Vanno bene le infinite masterclasses che si offrono a centinaia di allievi nei conservatori, ma come non pensare di dover colmare quel vuoto che, anche in questo caso all'estero non sussiste, esiste tra l'istituto di formazione e la grande istituzione concertistica in modo più serio e produttivo?
Ma in Italia ci sono conservatori che ospitano bellissime realtà concertistiche, di esempio ai giovani ...
Non basta incitare gli allievi attraverso concertisti ospiti. Quando si offre loro la possibilità di suonare ? perchè non invitare docenti di masterclass per duettare con gli stessi allievi e cominciare a dar loro prospettive concrete di formazione davanti al pubblico, magari in teatro e non nell'auditorium del conservatorio ? Manca il risvolto più importante : concedere agli allievi la prova finale, che è poi il primo passo alla carriera: il palcoscenico, quello "critico", che insegna a tutti.
Non sarà solo un problema legato ai conservatori, ma anche agli stessi teatri e Festivals che vivono momenti critici. Ma visti i vivaci cambiamenti, perchè non pensare ai giovani ? Basti guardare al panorama della composizione oggi.
Lei è noto anche per essere un promotore di giovani compositori italiani in Italia e all'estero. Una passione o una missione?
Giovani e non. Recentemente ho diretto la Slovak KammerOrchester in una prima assoluta di Guido Baggiani, un maestro della composizione assolutamente interessante, e poco fa un brano del giovane compositore Francesco Maggio in Venezuela. Non è solo una missione, anche una personale voglia di confrontarmi con il presente. Se la musica è stile di vita per un pubblico che la segue, figuriamoci per chi la fa! Vi è tanto da imparare e capire linguaggi molto diversi dalle tradizioni; un modo per crescere musicalemente e anche per accrescere il feeling con le orchestre e gli artisti con cui condivido tali esperienze.Il fascino del mio lavoro è anche nella sua vastità!
Mesi fa ha ricevuto una Medaglia dal Presidente della Repubblica a prova della sua felice attività artistica. ancor più raro per un giovane musicista!
E' stato un dono inaspettato ed un segno di approvazione alla Musica e alla sua capacità di essere al centro di interesse delle istituzioni e delle operazioni di solidarietà sociale. Ero a Roma con l'Orchestra Sinfonica Italiana, nel teatro Brancaccio a dirigere musiche dal Signor Bruschino, Mozart e Piazzolla per raccogliere dei proventi che aiutassero gli sforzi di sfortunati ragazzi orfani di appartenenti alla Guardia di Finanza caduti per ragioni professionali. Un modo per non dimenticare il valore della Vita attraverso la Musica.Comunque è stato un bellissimo momento che ricorderò sempre ma con una certa intimità.
Cosa si legge sul suo cartellone ?
Mi alternerò da pianista a direttore d'orchestra nel concerto n. 1 di Liszt; concerti sinfonici in Israele Germania e Americhe; poi una serie di recitals su Chopin in giro per l'Europa e concerti e masterclasses dove suono con i ragazzi in alcune università americane. Ritornerò in Australia per importanti progetti.
E l'opera ?
Ci sto lavorando con tantissima passione . E' prossima!
Grazie e buon lavoro maestro!
tratto da "Mercuriincontra"
di Marcello Mercuri
sabato 8 agosto 2009
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